Dimagrire è anche una questione di testa

Le feste sono da poco finite e come da programma, molte persone si adoperano per il raggiungimento dei buoni propositi per l’anno nuovo: primo tra tutti, quello di perdere peso.

Cosa succede a livello mentale quando si decide di intraprendere una dieta? Quali sono le possibili insidie?

Intanto partiamo da questo dato di fatto: volente o nolente, il rapporto con il cibo si modificaalcuni cibi, come cioccolata, patatine, dolci e pizza, non si configurano più come alimenti, ma diventano dei potenziali nemici da allontanare che innescano una condizione di allerta permanente. Inizia così una battaglia finalizzata a difendersi dal desiderio di alcuni cibi. Pensieri come “Non devo mangiare dolci” oppure “Non posso mangiare cioccolata” potrebbero essere molto pericolosi in quanto parlare in negativo al cervello è controproducente poiché direziona l’attenzione proprio su ciò che si vuole evitare.

Stare a dieta, non deve diventare una lotta contro se stessi né tantomeno, una lotta contro la propria forza di volontà: il dimagrimento non può e non deve diventare l’unico obiettivo della propria vita.

Affinché una dieta sia davvero efficace, occorre anche lavorare sulla consapevolezza del proprio mondo interno, sulla consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza, dei propri bisogni ma anche dei pensieri e delle emozioni che sottendono il nostro comportamento alimentare.

Troppe volte il cibo finisce per trasformarsi in una sorta di anestetico con cui si cerca di eliminare la sofferenza o l’insoddisfazione, una scorciatoia con cui si tenta di riempire il senso di vuoto.

Dimagrire non è solo una questione di quanti chili si perdono, quante calorie dobbiamo assumere giornalmente, ma si tratta piuttosto di una trasformazione che coinvolge interamente una persona perché ha a che fare sia col corpo che con la mente che sono in continua connessione. E forse più che parlare di dieta, sarebbe utile parlare di “stile di vita” che non va quindi seguito per un breve periodo ma il più a lungo possibile: una scelta di benessere che ha un inizio e non una fine perché il significato è prendersi cura di se stessi e questo dovrebbe durare tutta la vita.

Ecco che il lavoro dello psicologo diventa fondamentale: un valido aiuto per preparare o accompagnare la persona durante questo percorso, individuando e gestendo i possibili ostacoli e  per ottenere e mantenere risultati ottimali nel tempo.

La definizione degli obiettivi nello sport

La tecnica del goal setting o formulazione degli obiettivi è una strategia molto usata e utile nell’ambito della psicologia dello sport.

Io uso moltissimo questo strumento con i miei atleti, soprattutto all’inizio della stagione sportiva.

L’ applicazione della tecnica è facile di per sé e se vogliamo anche veloce (non più di un’ora) tuttavia è necessario un lavoro profondo, di grande consapevolezza da parte dell’atleta che in alcuni casi può necessitare di un sostegno  più prolungato da parte dello psicologo per raggiungere quanto stabilito.

Il goal setting può essere fatto individualmente o in gruppo e preferibilmente con la partecipazione dell’allenatore.  

La condivisione degli obiettivi tra l’atleta e tutte le figure significative che lo circondano è di fondamentale importanza poiché spesso accade che la mancata corrispondenza tra gli obiettivi individuati dall’atleta e quelli dell’ allenatore (talvolta anche tra quelli della società) può inficiare l’esito della prestazione.

Anche se l’esperienza di goal setting di ogni sportivo è soggettiva, è possibile dare una definizione generale delle caratteristiche di questa tecnica. Andiamo a vedere di cosa si tratta.

Intanto, Che cos’è un obiettivo? Possiamo definire un obiettivo “ uno scopo, una meta, un  risultato che ci si propone di ottenere (www.garzantilinguistica.it). Solitamente ciò avviene attraverso il ricorso a strategie e individuando un intervallo temporale entro cui vorremmo che l’obiettivo si realizzi.  Il fattore tempo è importantissimo, ragione per cui occorre individuare e definire obiettivi a breve, medio e lungo termine.

Gli OBIETTIVI A BREVE TERMINE sono quelli che ci prefiggiamo di raggiungere nel giro di pochi mesi, in un tempo molto breve quindi. Sono gli obiettivi su cui focalizziamo la nostra attività all’inizio dell’anno sportivo, permettendoci così una prima valutazione della nostra performance. Si tratta di obiettivi che definiremo di “prestazione o performance” vale a dire quelli che si focalizzano sull’acquisizione o sul perfezionamento di un gesto atletico o di una certa abilità mentale.

GLI OBIETTIVI A MEDIO TERMINE, si riferiscono ai risultati che vorremmo ottenere all’incirca a metà della stagione sportiva (entro 6 mesi). Questi obiettivi mettono a fuoco la direzione verso cui stiamo andando, facendo emergere ciò che serve per andare avanti.

GLI OBIETTIVI A LUNGO TERMINE sono quelli che vorremmo raggiungere attraverso l’intera annata sportiva, offrendoci così una pianificazione generale di quello che sarà il nostro percorso sportivo. Gli obiettivi a lungo termine stimolano in maniera attiva l’atleta, soprattutto se protagonisti sono i più giovani, maggiormente esposti a un’organizzazione serrata dei ritmi di studio (o lavoro) con gli impegni sportivi.

Oltre al fattore tempo, affinché la tecnica del goal setting sia efficace è fondamentale che gli obiettivi:

  • vengano formulati in maniera chiara e precisa e che siano raggiungibili per l’atleta.

Al contrario, obiettivi ambiziosi o mete troppo vaghe possono esporre l’atleta (e il suo staff) a insuccessi e frustrazioni.

  • Siano misurabili: ciò permette di analizzare nei dettagli il risultato ottenuto e di assegnargli un

punteggio (ad esempio su una scala da zero a dieci) al fine di comprendere cosa ha funzionato e cosa, invece, sarà necessario andare a migliorare.

  • Siano espressi in positivo: le ricerche hanno evidenziato che, in alcuni casi, sia inefficace concentrarsi su obiettivi caratterizzati da frasi che contengono il “non” (es. non devo fare errori, non devo compiere movimento, non devo essere così rigido). Solitamente così facendo otteniamo l’esatto contrario di quello che vogliamo.
  • Siano flessibili; infatti, potrebbe capitare che un atleta si accorga di non essere in grado di raggiungere l’obiettivo prestabilito ad esempio per l’insorgere di un infortunio. Per non vanificare gli impegni di un’ intera stagione sportiva, la strategia migliore sarà quella di ridefinire gli obiettivi prefissati per poter essere sempre motivati a dare il massimo per il loro conseguimento.

Tutte queste indicazioni offrono numerosi vantaggi a livello di prestazione come evidenziato dalla letteratura.  Nello specifico sottolineo l’importanza del goal setting nel dirigere l’attenzione e l’azione dell’atleta e dunque nel modulare l’energia.  Inoltre, la definizione degli obiettivi non funzionale solo alla motivazione e all’ impegno dell’atleta nel qui ed ora ma aiutano anche a prolungare lo sforzo e la persistenza nel tempo. 

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi