Abbandono Sportivo: la parola d’ordine è prevenzione

La pratica sportiva in Italia sta crescendo: lo rivelano i dati ISTAT più recenti.  Tra i 6 e i 10 anni d’età si raggiunge la percentuale più alta di sportivi in forma continuativa (il 59,7% dei bambini). Nel biennio 2013-2014 la fascia d’età con la più alta percentuale era quella 11-14 anni. Nelle fasce d’età successive, seppure diminuiscono gradualmente le percentuali di praticanti sportivi, nel 2016 si raggiungono i dati migliori degli ultimi anni. Si tratta sicuramente di un importante risultato che testimonia la risonanza che le campagne antiobesità volte a favorire stili di vita corretti portate avanti da istituzioni, pediatri, scuola, con il coinvolgimento dei genitori, stanno dando i loro frutti. Anche se comunque quello che resta da segnalare è che dopo la scuola primaria, i bambini italiani cominciano ad allontanarsi dalla pratica sportiva continuativa e ad accrescere le fila dei sedentari.

Di seguito, vi riporto alcune tra le principali cause dell’ abbandono sportivo giovanile riportate in letteratura:

  • carenza di momenti di gioco e di divertimento
  • impegni scolastici
  • il rapporto con l’allenatore
  • infortuni
  • bassa motivazione
  • pressioni da parte della famiglia
  • difficoltà legate alla socializzazione e alla competizione con i compagni
  • ansia da prestazione
  • scarsi risultati

Come spesso mi capita di dire, di sottolineare e talvolta urlare, la parola d’ordine è: PREVENZIONE.

Non v’è dubbio che le Federazioni Sportive debbano fare la loro parte, facendo attenzione a non esasperare l’attività agonistica in età precoce. Un bambino e una bambina continuano a praticare uno sport se si divertono. Celebri sono a questo proposito le parole di una famosa atleta olimpica, Josefa Idem: “Nello sport il gioco deve essere una costante. Quando questa componente viene a mancare è ora di smettere”. La componente ludica quando ci si rapporta all’ infanzia (e non solo!) è fondamentale.

Inoltre, soprattutto quando si lavora con i bambini , dovrebbe esserci un linguaggio condiviso tra la società e le famiglie: il focus non è il risultato, ma l’importanza dello sport come strumento di sviluppo e crescita, oltre che come fonte di divertimento e gratificazione. L ’importanza di sostenere e incoraggiare i ragazzi, evitando aspettative troppo elevate e pressioni esagerate.

Anche la scuola dovrebbe fare la sua parte, l’educazione motoria sembra essere un optional; invece, sono proprio gli anni della scuola primaria ad essere fondamentali, dovrebbero presentare e far provare ai bambini discipline sportive diverse in modo che ogni bambino/a possa scegliere autonomamente quello sport a lui più congeniale e che gli piace di più. Negli ultimi anni a Firenze e provincia, ma anche nel territorio di Prato questo viene fatto dalle feste dello sport che grazie alla collaborazione delle Associazioni Sportive locali offrono proprio la possibilità di provare i vari sport.

Non solo la scuola primaria, ma anche la scuola secondaria dovrebbe favorire e incentivare la pratica sportiva, anziché considerarla, come spesso purtroppo accade, una perdita di tempo che toglie spazio ad altre attività più importanti.

 

 

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